12 - Meditazione
Cristiana e depressione
di
Enrico Loria
Cari
amici,
qualcuno potrà chiedersi cosa possa avere a che fare la meditazione con la depressione. In realtà l’abbassamento del tono dell’umore può essere presente come segno di una tappa intermedia del cammino spirituale, può essere una esperienza che intercorre nel cammino per indicare un passaggio profondo, essenziale, misterioso, della scoperta del significato della propria vita.
Provate a riflettere.
Ma
partiamo dal principio. Sono molte le cose di cui non abbiamo un reale bisogno
e a cui siamo attaccati. È il modo di stare al mondo, dal momento della
incarnazione, essendo l’uomo cieco ed inconsapevole rispetto all’essere a cui è
profondamente legato, e che da sempre in verità senza saperlo, va alla ricerca.
L’essenza della nostra origine risiede dentro di noi anche se non riusciamo a
capire dove e cosa sia. Eppure essa ci muove, ci da vita, ci rende unici ed
irripetibili.
L’uomo, distratto da continue necessità di tutti i generi, finisce per non avvertire questo essere, e ritarda di cercare se stesso dentro sé. Tale ricerca darebbe la risposta al perché sta vivendo. Il problema spesso non esiste, se non perché avvertiamo una certa insoddisfazione in questo modo di procedere. La ricerca di sé porta al tentativo di distacco da tutti gli attaccamenti. Ma prima di diventare liberi dobbiamo attraversare una sofferenza profonda, quella che ci aveva condotti lontano dal nostro centro, nel tentativo di fuggire al nostro senso di vuoto che deriva dalla difficoltà a percepire le vibrazioni sottili della nostra anima. Storditi dalle vibrazioni pesanti, abbiamo avuto bisogno di stimoli forti per compensare all’apparente assenza di vibrazioni. Il vuoto e la solitudine, anziché essere gestiti dal nostro "Io" fermandoci ad ascoltare più attentamente, sono stati da lui gestiti ricercando sensazioni più intense, allontanandoci sempre più dal tabernacolo silenzioso del nostro centro interiore. Il senso di insoddisfazione diventa in questo modo continuo, persistente. È un labirinto senza soluzione.
Cosa fare?
Prendiamo
il caso dei monaci, degli eremiti, dei padri del deserto. Consapevoli delle
loro necessità di fermarsi nel silenzio, devono accettare di attraversare tutti
gli automatismi della mente che ricercano sensazioni percepibili (intense),
devono accettare il senso della perdita umana di tutto ciò che hanno
volutamente abbandonato, e che il loro corpo e la loro mente per abitudine
ricerca. Ci vuole tempo perché si arrivi ad una reale quiete. Il rischio è di
perdere completamente il significato prima di ritrovarlo di nuovo. Si
allontanano dall’accidia e attraversano l’apatia, senza perdere totalmente le
energie psicofisiche, che comporterebbe un arresto del cammino o un ritorno
all’indietro sui propri passi.
Rimanere
fermi senza stimoli gratificanti comporta, prima del premio della scoperta del
significato della propria vita, ovvero della illuminazione, un peggioramento,
che difficilmente può essere attraversato senza il dono dell’intuizione, che
per grazia riceviamo, che tale ricerca ha un senso di essere continuata e
compiuta fino in fondo nonostante tutto.
In
mancanza di questa intuizione, la tristezza, la perdita di interesse, sono
comprensibili. A volte questa tristezza diventa più profonda e pervasiva, e
gradualmente passiamo verso una vera depressione. Altre volte la depressione è
semplicemente la conseguenza di una crisi emotiva derivante dalla inutilità
della nostra vita condotta alla ricerca insoddisfacente nel labirinto degli
stimoli forti, ed allora arriva senza che il cammino spirituale sia veramente
iniziato.
Preferisco considerarla come una tappa intermedia perché in realtà il cammino spirituale è parte stessa della nostra vita fin dal momento della nostra incarnazione.
Qual è il significato della meditazione?
Attraversare le fasi della accidia, della apatia, e sapere come la si attraversa fino in fondo per riscoprire l’amore incondizionato, è ciò di cui abbiamo realmente bisogno.
Aiutare
le persone in questa ricerca di significato sembra essere più importante di
qualsiasi altra cosa, tanto che la ricerca di successo, di appagamento
sessuale, di benessere economico sono importanti, ma solo se subordinati a
questa ricerca di significato.
Tenuto
conto della importanza della cosa, anche lo sconforto, la tristezza, o la vera
depressione, risultano un prezzo non troppo elevato, non assurdo, anche in
termini biologici ed evolutivi. Il problema è che con la depressione si perde
il cammino, ed allora è necessario intervenire. La psicoterapia o i farmaci
antidepressivi sono rimedi importanti (a volte fondamentali), per riportare la
persona nel suo cammino. A volte sono una spinta in avanti che consente una
elaborazione più profonda dei vissuti. Altre volte riportano la persona
semplicemente al punto di partenza; in questo caso possiamo dire che la crisi è
arrivata per portare ad un nulla di fatto: è come se la crisi fosse abortita.
Voglio dire che non ha per ora portato alla scoperta per cui è arrivata.
E’
per questo che, oltre ad aiutare le persone con le cure, è opportuno che le
guide riportino l’attenzione delle persone che aiutano sulla riscoperta di un
significato originario dell’esistenza. Del resto, oltre alla perdita del
cammino spirituale, a volte la crisi può comportare la perdita della vita
stessa come nel caso del suicidio.
Penso che nessuna guida spirituale si opporrebbe alla scelta delle cure nel caso di bisogno, ma è necessario sottolineare la provvisorietà di tali rimedi se lasciati a se stessi. È palliativo uscire dalla depressione senza la scoperta dei veri motivi che l’hanno causata.
La meditazione in questo senso come ricerca di sé è la prevenzione e la cura delle fasi di sconforto depressivo. La meditazione come cammino che ci distacca da ciò che non ci serve, ci introduce in modo dolce al senso di perdita, compensandolo con una riscoperta profonda del nostro essere. In questo senso anticipa e previene più gravi ed inaspettati scompensi che ci troverebbero impreparati ad attraversarli.
Nel
mondo consumistico dei falsi bisogni in cui ormai le persone nascono, la crisi
di distacco che ci aspetta è sempre più grande. È la insorgenza di depressione
sempre più possibile, anche se per fortuna i rimedi in nostro possesso sono enormemente
più potenti, e a disposizione di tutti. A volte penso che senza questi rimedi
molte persone non riuscirebbero a proseguire il cammino, e resterebbero
semplicemente insoddisfatte nel labirinto degli stimoli forti.
Mi
rendo conto che forse anziché chiarire qualcosa forse posso avere sollevato un
vespaio, però penso che la meditazione non sia una cosa distaccata dalla vita.
Al contrario penso vada a toccare degli aspetti molto concreti dei nostri
problemi umani. Depressione compresa.
Buona
riflessione e buona meditazione.