5 - Meditazione Cristiana e verità
di Enrico Loria
Cari amici,
con la meditazione siamo invitati alla chiarezza. Non siamo però completamente capaci di avere libero accesso all’inconscio, che risiede protetto da meccanismi di difesa che lo proteggono dall’impatto con la realtà, che a volte è più morbida ed a volte è più dura rispetto alla nostra aspettativa. Questo ci spiazza e ci confonde. La crescita interiore procede con la velocità che riusciamo ad avere. Se manteniamo fedeltà alla pratica meditativa il processo di crescita e di scoperta della verità viene favorito.
Cosa intendo per verità?
La verità che ciascuno di noi può percepire non è necessariamente la Verità: lasciare in ombra parti di sé ci lascia fermi nella nostra verità e ci rallenta nel cammino verso di essa. Infatti nel profondo Sé di ciascuna persona risiede pur nascosta tutta la Verità dell’esistenza.
Lasciare in ombra aspetti di verità significa non riconoscere ciò che stiamo pensando, o sentendo, o ciò stiamo compiendo, mentre siamo in relazione con noi stessi, con gli altri e col mondo.
Cosa accade durante la meditazione?
Restare fermi al di là di tutti gli stimoli, ripetendo una singola parola, dà un oggetto all’Io senza nutrirlo. In conseguenza di ciò l’Io si mette lentamente alla presenza dello Spirito liberandosi dall’Ego. Lentamente l’Io si integra con il Sé più profondo che è in continuità con lo Spirito. Questo processo implica attraversare però tutte le resistenze dell’Io che risiedono in quella sua parte che si chiama appunto Ego, che è in continuità con il buio che ci fa paura e che ci consiglia di attrezzarci del maggior numero di sicurezze terrene che ci possano garantire la sopravvivenza. Il problema è che l’Ego quindi non è negativo di per se ma è negativo perché mette questi bisogni di sopravvivenza prima dei bisogni di crescita interiore.
Durante la meditazione tutte queste paure, tutte le resistenze con tutti i sentimenti ad esse collegati vengono o attraversate o abbandonate. In entrambi i casi si scatenano delle dinamiche interne, che piano piano vengono sciolte. Il segnale che questo è avvenuto è un profondo senso di pace.
In che modo questo ci porta verso la verità?
Con la pratica meditativa diventa più facile riconoscere ciò che prima era in parte sommerso. Diventa inoltre più facile affrontare e soluzioni ai problemi rimasti sospesi con delle modalità adatte a se stessi. Come conseguenza di questo procedere nel sentiero interiore, pian piano scopriamo delle nuove verità. Ogni volta ci sembra di avere fatto la scoperta definitiva, perché non abbiamo ancora la possibilità di vedere oltre. Scopriamo che era una verità provvisoria solo quando siamo illuminati dalla nuova scoperta. Ogni volta è una gioia profonda, e questo ci ripaga della fatica o della sofferenza che è stata necessaria per compiere quella scoperta.
Siamo davvero pronti per procedere verso la verità?
Quando siamo abituati al nostro stile di vita, quando le sofferenze che si accompagnano al nostro modo di vivere sono diventate abitudini, non riusciamo più a liberarci. Se qualcosa di inaspettato ci mescola le carte e ci obbliga a cambiare vita non pensiamo che le prove sono finite: come detenuti che hanno finito di scontare la pena, inconsapevoli della buona novella ci opponiamo alla liberazione aggrappandoci alle sbarre e gridiamo impauriti: "Dove mi volete portare!"
La verità si conosce ammettendo ciò che è.
Quanto siamo pronti a dire ciò che è meglio per noi, dopo avere sperimentato a lungo che ciò che vogliamo agli altri non interessa? E’ più facile auto ingannarci per attuare un adattamento dignitoso che diluisca la frustrazione.
Il rischio è che perdiamo la spontaneità che ci occorre per riconoscere la Sua amorevole presenza al momento opportuno. Quando Lui arriva carico di doni tutti per noi siamo capaci di rispondere: "No, grazie". Meditiamo insieme affinché lo spirito ci indichi la verità.