8 - Meditazione Cristiana e riavvicinamento

di Enrico Loria

Cari amici,

non possiamo pensare a delle relazioni umane che procedono senza problemi in modo indefinito. Anche quando le relazioni importanti iniziano bene e procedono per un periodo in modo reciprocamente soddisfacente, prima o poi arriva una delusione più o meno importante. Ciò comporta un fisiologico distanziamento nel rapporto che spesso è una occasione di crescita personale individuale e prelude ad un rapporto più adulto. Non tutte le relazioni però riescono a superare una fase di conflitto e di separazione senza conseguenze negative. A volte si rimane distanti per tempi lunghissimi o per sempre.

Perché parlare di riavvicinamento?

Spesso non è necessario pensare ad un riavvicinamento , e la separazione va anche bene. Ma non è sempre così. Ci sono relazioni nelle quali un "riavvicinamento" risulta quanto mai utile per aiutarci nella elaborazione dei vissuti di dolore che diversamente rimangono conservati dentro di noi. Sono le nostre zone d’ombra che per fortuna riusciamo con i meccanismi di difesa a mantenere confinate, ma che da un altro lato sono la causa di tanti problemi compresi disturbi fisici. Tali disturbi avrebbero il significato di farci proseguire nell’esistenza per un sospeso emotivo che diversamente sarebbe insopportabile.

Cosa succede quando meditiamo?

Durante la meditazione tendono a riemergere le emozioni sospese. E’ ciò che si verifica dopo la primissima fase dove il problema è come fermarsi. Il punto è che se non possiamo permetterci di fare emergere il materiale rimosso la meditazione si blocca. Il riavvicinamento con le persone con le quali abbiamo avuto relazioni significative risulta notevolmente importante anche alla luce della prospettiva del paradiso dove per poter accedere siamo chiamati a ritrovarci nella comune umanità al di là di tutte le divisioni. Con la meditazione favoriamo il nostro cammino di crescita interiore e di crescita spirituale anche per questo.

Qual è il problema?

Quando siamo feriti nelle relazioni e la nostra sofferenza non viene da noi capita essere la "nostra sofferenza", ma viene interpretata come una mancanza dell’altro, il distanziamento è inevitabile. E’ molto più frequente non volere più avere a che fare con l’altro. Spesso va anche bene, ma non sempre. Il riavvicinamento non è ancora o non è necessariamente riconciliazione, ma è il trovare un modo di capirsi pur nella diversità, per potere collaborare ancora ed in modo costruttivo nei compiti che la vita ci assegna, per esempio nei rapporti di lavoro, nella gestione di beni comuni, nella gestione dei figli, nella conduzione e realizzazione di progetti.

Perché riavvicinarsi?

Il riavvicinamento significa accettare che l’altro, per quanto limitato rispetto alle nostre aspettative, ha un infinito valore umano, non misurabile, e quindi che l’altro può in ogni caso darci molto. Il riavvicinamento implica quindi vedere in se stessi la causa e l’origine della propria sofferenza. Vedere in modo positivo per noi stessi il riavvicinamento significa darci una nuova possibilità di apprezzare i doni che l’altro possiede e di cui possiamo riprendere a godere. Il riavvicinamento ci offre la possibilità di comprendere in un modo nuovo la realtà dei fatti dopo che con la nostra mente abbiamo creduto di potere trarre delle conclusioni che ai nostri occhi sembravano definitive. Il riavvicinamento inoltre prelude alla possibilità di entrare in una fase relazionale della "mutua interdipendenza", ovvero dell’intesa definitiva con l’altro che è per sempre vicino a noi anche nella piena autonomia e nella piena realizzazione dei propri programmi di vita. Prelude alla vicinanza spirituale. Prelude alla realtà della realizzazione Regno di Dio.

Cari amici, se già non lo fate, programmate di fare una esperienza di riavvicinamento con qualcuno dal quale vi siete distanziati, nel rispetto della vostra sensibilità. Questa esperienza non può essere fatta in modo positivo con chiunque. Meditate bene quindi la vostra scelta.