9 - Meditazione Cristiana e confusione
di Enrico Loria
Cari amici,
gli stimoli fino a qui presentati hanno probabilmente dato alcune direzioni possibili, ma potrebbero anche avere stimolato delle perplessità. Bene. Se questa è arrivata accogliamola. La ricerca della verità infatti percorre sentieri personali che per qualche periodo presuppongono la sensazione soggettiva di essere soli nel dare le risposte che l’esistenza ci pone. Il confronto con l’altro da un lato ci aiuta nel fare chiarezza, altre volte aumenta il senso di confusione.
Perché questo accade?
Il senso di confusione segnala l’arrivo di una "crisi", intesa come una messa in discussione di alcune certezze che fino a quel momento eravamo riusciti a mantenere. Non dobbiamo avere paura della parola crisi. Essa è intesa come un fisiologico e naturale passaggio verso una crescita ed un miglioramento. La tendenza istintiva però è quella di rifiutarla o aggirarla, avendo l’idea che sia meglio mantenersene fuori. Il risultato è che momentaneamente sospendiamo di proseguire nel cammino verso la ricerca della nostra essenza. Questo a volte va bene, se non siamo preparati ed abbiamo bisogno di acquisire ulteriori elementi per attraversare quella fase. Se il rifiuto invece è pregiudizievole, ovvero favorito dall’idea che mettersi in discussione sia un fallimento, allora il problema esiste.
Ma cosa significa confusione?
La confusione è un sentimento che può avere diversi gradi di intensità. Va dalla perplessità, insicurezza e titubanza, al senso di conflitto e ambivalenza, ed arriva quando il senso del dubbio e del disorientamento aumentano al vero e proprio tormento, senso di sconcerto e di incredulità. Quando accade qualcosa che distrugge i presupposti che fino a quel momento ci rassicuravano, quando vengono frantumate le nostre certezze ci sentiamo sconvolti.
Attraversare questa nebbia per ritrovare al di là di essa una visione più ampia della realtà ci avvicina alla nostra verità. La scoperta della verità e sempre soggettiva. Qualsiasi tentativo di renderla oggettiva porta a tanti problemi quanti cerca di risolverne.
Come possiamo accettare di sentirci confusi?
Con la meditazione siamo chiamati a riconoscere la nostra debolezza. Prima o poi, se continuiamo a meditare costantemente, facciamo i conti con la nostra inadeguatezza umana. Non c’è nulla di sbagliato o di negativo in questo. Anzi, accettare questa debolezza è la premessa per ritrovare veramente noi stessi, ed accettare che la scoperta della nostra verità, della nostra essenza, del nostro modo di capire cosa sia Dio, è sempre una esperienza soggettiva e come tale presuppone molta umiltà.
Allo stesso tempo questa soggettività è la nostra forza, la nostra unica certezza. Sembra un paradosso. La impossibilità di rendere oggettiva la nostra scoperta di Dio ci da una fede più grande.
Cari amici, abbiate fede nella vostra unicità nel modo di portare avanti la vostra crescita interiore. Abbiate il coraggio di confrontarvi con l’altro, non per uniformarvi, ma per trovare nella esperienza dell’altro, confidata con umiltà, una conferma a ciò che voi stessi avete per conto vostro sperimentato, e non come una dottrina da assumere passivamente. Anche nel caso foste soli nell’affermare ciò che avete scoperto, non desistete dal continuare. Se vedete che qualcuno è solo nell’affermare una verità che voi conoscete, non abbiate timore di schierarvi con amore. Viviamo la nostra settimana di Pasqua senza ripetere l’errore "diplomatico" di Ponzio Pilato. Affidiamoci come il Cristo alla certezza che al di là della nostra confusione e delle nostre incertezze c’è la verità e l’amore del Padre. Abbiamo bisogno di rivivere la sensazione di "essere tornati a casa"