Incontro del 14.11.04

Monastero S. Pietro di Sorres

1° Riflessione - "Cosa c’è di negativo nell’ego?"

 

Nulla, se non che divide anziché unire. Di per sé noi non notiamo nulla che non vada bene quando siamo egoisti, almeno in una visione non approfondita della realtà. E’ proprio questo che rende infido l’ego. In apparenza usiamo la logica, la mente legalista del diritto, del nostro diritto, legittimo diritto. Ma in questo modo si perde di vista la "complessità" dell’esistenza, nella quale ciascuno è solo la parte di un tutto più ampio. Qualcuno dice che per essere uniti bisogna essere in due a volerlo. Io dico che per essere uniti basta che uno dei due non voglia dividersi. Il discorso è però molto complesso.

Se nella relazione uno dei due mette da parte l’ego, anche se ci vorrà molto tempo, il rapporto prosegue immancabilmente verso l’unione definitiva. La cosa non è di secondaria importanza, visto che tutto il significato della creazione è l’armonia universale, la comune umanità, l’amore.

Dio ci ha creati per essere a lui uniti, perché noi potessimo riconoscerlo come padre buono, capace di infinito amore. Ma cosa vuol dire amare? E’ possibile credere nell’unione definitiva?

(Pausa di riflessione)

Mi viene in mente l’aneddoto della persona che aveva ucciso la madre, e le aveva strappato il cuore dal petto. Mentre correva col cuore della madre in mano cadde. Una voce dolce uscì da quel cuore dicendo: "Figlio mio, ti sei fatto male?"

Se penso a me stesso, so che ciò di cui sto parlando è un traguardo elevatissimo, a cui è difficile avvicinarsi. La trappola mortale nel cammino è la debolezza dell’Io, che porta ad una falsa compiacenza che ci rende sepolcri imbiancati. E’ la tentazione di apparire buoni, per essere accettati. Abbiamo invece bisogno della forza interiore che ci rende capaci di affrontare la solitudine. Il coraggio e la forza di essere "deboli", nel senso di essere "poco propensi alla lotta". E’ questa la forza: la fede nello spirito che ci guida nel momento in cui scegliamo di essere noi stessi, e per questo perderemo tutti i vantaggi dell’appartenenza alle logiche del sistema (famiglia, lavoro, organizzazione) nel quale siamo inseriti. Solo dopo siamo veramente liberi, capaci quindi d’amare.

Enrico.