INTRODUZIONE ALLA TECNICA DEL

TRAINING AUTOGENO

 

METODO DI AUTODISTENSIONE

DA CONCENTRAZIONE PSICHICA

A cura della dott.ssa Valeria Sassu 

 

Il training autogeno è una delle forme di psicoterapia più applicate nel trattamento dei disturbi fisici e psichici.

Fu creato e sviluppato da J. Shultz sin dagli anni ’20.

Lo scopo diretto e immediato del Training autogeno è il rilassamento esso consente di sciogliere tensioni, di migliorare il proprio rendimento in tutte le attività, di eliminare i disturbi vegetativi e una gran varietà di disfunzioni psichiche e comportamentali; si può dire che, in generale, esso tenda a promuovere la tranquillità d’animo, l’armonia e un fiducioso abbandono alla vita

 

DI COSA SI OCCUPA IL TRAINING AUTOGENO

Con il termine "Training Autogeno" J.H. Schultz definì un metodo di autodistensione da concentrazione psichica che consente di modificare situazioni psichiche e somatiche.Training significa allenamento, vale a dire apprendimento graduale di una serie di esercizi di concentrazione psichica passiva, particolarmente studiati e concatenati, allo scopo di portare progressivamente al realizzarsi di spontanee modificazioni del tono muscolare, della funzionalità vascolare, dell’attività cardiaca e polmonare, dell’equilibrio neurovegetativo e dello stato di coscienza; il preciso e costante allenamento a tali esercizi, porta a modificazioni gradatamente più valide, precise, consistenti.Autogeno significa che si genera da sé; ciò differenzia questo metodo dalle tecniche autoipnotiche ed eteroipnotiche le cui realizzazioni somatopsichiche sono attivamente indotte dal soggetto o dal terapeuta.

Gli esercizi del Training autogeno hanno lo scopo di farci raggiungere lo stato autogeno che è una condizione di passività assoluta, priva di atti volitivi, realizzata nell’indifferente contemplazione di quanto spontaneamente accade nel proprio organismo e nella propria mente.

EFFETTI DELL’APPRENDIMENTO

In conseguenza dell’apprendimento di questo nuovo ed insolito atteggiamento, si sviluppano spontaneamente modificazioni psichiche e somatiche di senso opposto a quelle provocate nella nostra mente e nel nostro corpo da uno stato di tensione, ansia, stress. Di fronte ad una situazione stimolo che, sia a livello psicologico che somatico superi una certa soglia di tolleranza, l’unità biopsichica reagisce secondo l’intensità dello stimolo, con tensione muscolare, spasmo viscerale, sensazione di freddo al corpo, alterazione funzionale nei meccanismi neurovegetativi, endocrini, umorali. Si può inoltre avvertire sensazione di calore al capo, l’impressione di essere sopraffatti dalle proprie emozioni e dai pensieri che si affollano nella mente. L’allenamento alla realizzazione di uno stato di sempre maggiore passività consente all’unità biopsichica di reagire, gradualmente in modo opposto. Si determinano allora distensione muscolare e vascolare, rilasciamento viscerale, sensazione di calore per il corpo, regolarizzazione funzionale nei meccanismi neurovegetativi, endocrini, umorali; infine sensazione di fresco alla fronte che corrisponde a uno stato di calma, di benessere, di pace interiore.

UNO STATO PSICOFISICO CHE CI APPARTIENE

Non soltanto da quando veniamo alla luce, ma già dalla vita prenatale è un continuo susseguirsi di stimolazioni fisiche e psichiche che colpiscono la nostra unità biologica. A queste stimolazioni si reagisce: il loro incessante susseguirsi provoca innumerevoli stati di tensione realizzati dal nostro apparato psichico e dal nostro apparato somatico allo scopo di poter mantenere il più adeguato adattamento alle situazioni ambientali.

Attraverso gli anni ci alleniamo inconsapevolmente e fatalmente a queste modalità di reazione in autotensione; non sempre però si riesce a riportarsi a uno stato di equilibrio funzionale, anche se la causa che lo aveva alterato è venuta a mancare.

La tecnica di autodistensione di Shultz ci consente di realizzare, sia a livello psicologico che somatico, uno stato di per sé del tutto opposto alla reazione in autotensione, tale da migliorare, modificare, risolvere o normalizzare funzioni psichiche o somatiche che si fossero allontanate dal loro equilibrio originario.

GLI ESERCIZI

Il training autogeno è costituito da due serie di esercizi; la prima inferiore o somatica; la seconda superiore o psichica. Nella prima la concentrazione mentale è rivolta a particolari sensazioni somatiche; nella seconda a particolari rappresentazioni psichiche.

L’allenamento al primo esercizio ci offre la possibilità di realizzare, in modo sempre più completo e generalizzato, il contrario di ciò che può produrre uno stato di tensione, cioè distensione neuromuscolare, passività psichica, progressivo restringimento del campo della coscienza.

Alcuni soggetti, pur ignorando il successivo svolgimento di questa tecnica psicoterapeutica, riescono spontaneamente a percepire, durante l’esercizio della pesantezza una sensazione di calore. L’ipotonia che si raggiunge non è soltanto della muscolatura volontaria, ma anche della muscolatura delle pareti vascolari; si viene allora a determinare un’iperemia obbiettivamente controllabile, con aumenti di temperatura locale che possono anche superare 1°C; L’allenamento alla percezione di queste modificazioni circolatorie costituisce l’esercizio del calore.

Man mano che si allentano la tensione psichica e neuromuscolare la funzionalità respiratoria tende a modificarsi; quanto maggiore è lo stato di passività e calma emotiva, tanto più il respiro si fa spontaneo, meccanico, ritmico, autonomo.

La passiva e indifferente contemplazione che si realizza nella concentrazione psichica dell’esercizio del respiro offre la sempre più precisa sensazione che il respiro vada da solo; non è più il complesso psicosomatico, l’unità biopsichica, l’Io che respira, ma la massa pesante e calda del corpo che respira da sola, del tutto distaccata da una psiche che si fa gradatamente sempre più passiva, quasi assente.

Di solito ignoriamo il nostro cuore; soltanto una situazione patologica, uno stato di tensione emotiva, una necessità di maggiori prestazioni ci fanno percepire la sua presenza. Con una miglior conoscenza del nostro corpo, il T.A. ci offre nel suo esercizio del cuore, la possibilità di percepirne i battiti.

E’ una percezione insolita, ignorata, possibile solo dopo un certo allenamento a questa introspezione somatica, che ci dà la rassicurante consapevolezza del cuore che batte, calmo, ritmico, regolare. Dopo i visceri toracici, la concentrazione psichica si orienta ai visceri addominali; l’esercizio relativo è l’esercizio del plesso solare.

E’ attraverso il plesso solare che le emozioni si irradiano agli organi addominali determinando spasmi, contratture, sensazioni di freddo interiore; l’allenamento al quinto esercizio inferiore porta facilmente alla realizzazione di una distensione, di un’armonia funzionale, di una sensazione di equilibrio e di calore negli organi addominali.

L’ultimo degli esercizi del ciclo inferiore è il cosiddetto esercizio del fresco alla fronte, durante il quale la fronte viene percepita come staccata dalla massa calda e pesante del corpo. Contrariamente al caldo della testa che può essere percepito durante uno stato di tensione, di ansia, di stress, la realizzazione dello stato autogeno comporta una gradevole sensazione di fresco che viene vissuta come uno stato di calma, di vuoto psichico, di pace interiore.

Alla serie di esercizi del ciclo inferiore, seguono quelli del ciclo superiore, non più orientati sul soma ma sulla psiche; con essi è possibile favorire la produzione di un ricco materiale di provenienza inconscia.

Il Training autogeno può essere applicato sia in trattamenti individuali che in trattamenti di gruppo, sia in pazienti con disturbi psichici, funzionali od organici, sia nei soggetti cosiddetti "normali".Nello svolgersi di poche settimane, l’allenamento agli esercizi, praticato saltuariamente con il controllo del terapeuta e quotidianamente da soli, consente di poter offrire ai propri muscoli, ai propri nervi, ai propri organi, alla propria mente, uno stato di distensione fisica, di passività psichica, di calma, di benessere, sempre più completo e generalizzato. Con il sistematico e preciso ripetersi di queste sedute di autodistensione psichica e somatica, è possibile smorzare, risolvere, eliminare sintomi disturbanti, mobilizzare attitudini interiori che non riuscivano a realizzarsi spontaneamente, smantellare resistenze che impedivano il ristabilirsi di equilibri funzionali adeguati, trasferire dinamismi positivi negli strati più profondi della personalità, decondizionare situazioni patologiche anche da tempo stabilizzate.