Il corpo di Cristo.                                    di Enrico Loria

 

“..il corpo di Cristo, il corpo di Cristo…”. Mi trovo seduto con gli occhi chiusi nei primi banchi della chiesa, mentre medito dopo avere fatto la comunione. Vicino a me le persone continuano a ricevere il corpo di Cristo, come scandito con sacralità dalla voce di colui che ha il compito di darla. “..il corpo di Cristo..” continua a ripetere, “..il corpo di Cristo..”, e nella mia mente questa frase risuona come un mantra che accompagna la mia meditazione. Che vibrazione sento in questa frase, sentita mille e mille volte, ma che non avevo mai percepito in questo modo!

“..Il corpo di Cristo..”, per essere mangiato da noi così come Lui ha detto, per avere in dono la salvezza dell’anima.

E mi torna alla mente il pensiero che Dio ha donato se stesso venendo al mondo con il corpo di un uomo perché fosse più facile riconoscerlo, per parlarci della salvezza spirituale, e per farci fare l’esperienza concreta di ciò che significa essere amorevoli e compassionevoli.

Ci ha lasciato in eredità il corpo della Chiesa, con il compito di diffondere il Suo messaggio ed il Suo corpo, sottoforma di eucarestia.

“..il corpo di Cristo..”. Con il Suo corpo ha portato il messaggio ai discepoli, e ha dato loro la Sua presenza, perché potessero sperimentarla nei tanti momenti in cui è stato con loro nei tre anni della Sua vita pubblica. “.. il corpo di Cristo..”.

Quando si è presentato ai discepoli dopo la resurrezione, ha ancora mostrato il Suo corpo, così come loro lo conoscevano, con le ferite della passione e morte in croce. “..il corpo di Cristo..”. Ma quando si è avvicinato ai discepoli nel cammino di Emmaus, loro non lo hanno riconosciuto subito, come se avesse presentato il suo corpo spirituale, non necessariamente nelle sembianze del corpo che loro conoscevano. “..il corpo di Cristo..”. Lo hanno riconosciuto dentro sé, nel momento in cui spezza il pane, ma poi sparisce improvvisamente. Sentono, avvertono dentro sé la presenza di una sensazione di gioia che li accompagna insieme alla Sua presenza. “.. il corpo di Cristo..”. Si rendono conto di averlo avuto vicino, di aver parlato con Lui, di aver parlato di Lui, e di non averlo riconosciuto. E’ il passaggio cruciale che annuncia il messaggio più profondo, quello più difficile da comprendere. “..il corpo di Cristo..”.

Quando si presenta un uomo ai discepoli, per chiedere se hanno qualcosa da mangiare, non possono sapere, a livello cosciente, chi hanno di fronte. “..il corpo di Cristo..”. Solo quando fanno di nuovo l’esperienza della Sua compassione, è solo allora che riconoscono ad un livello spirituale profondo la reale dimensione di colui che è con loro, e che soltanto ora possono riconoscere con il cuore e con la mente. “il corpo di Cristo..”. Stanno con Lui, in un clima di pace e amore, senza più dirselo e senza nominarlo, perché non sparisca di nuovo, ma semplicemente stanno con lui.

“..il corpo di Cristo..”. E’ l’ultimo insegnamento. L’ultimo messaggio, quello conclusivo della Sua presenza in quel modo, prima della Sua ascensione in cielo. Non sarà più presente in quel modo fino al suo ritorno. “il corpo di Cristo..”.

Mi viene ancora da pensare. Mi viene da pensare che anche il Suo corpo, la Chiesa, e l’eucarestia, siano strumenti di grazia, ma momenti intermedi e non definitivi della presenza di Dio, così come Lui ha fatto del suo corpo. “..il corpo di Cristo..”. Così come Lui ha fatto, di mostrare la dimensione profonda per insegnarci a riconoscerla, nell’incontro con l’altro. Così come lui ha detto, prima di farlo, perché noi potessimo capire. “..il corpo di Cristo..”.

Sono ancora qui, nei primi banchi della chiesa, luogo sacro, a cui mi sento molto legato. Ora sento il silenzio e la pace; nessuno sta più parlando. Apro gli occhi, e vedo le persone attorno a me, che in questa dimensione sembrano più sante, più affidabili.

Signore, saprò riconoscerti in loro anche fuori di qui, quando le incontrerò per strada?

E’ con questa domanda che mi fermo a pensare mentre continua a trascorrere il tempo della mia vita, perché so che ogni giorno Signore, ho da riconoscerti.

Il momento cruciale è quando mi sento infastidito dalla presenza di qualcuno che si presenta, magari in un modo che mi ferisce, nel momento in cui non sono umanamente pronto, e che istintivamente rifiuto. “Carpe diem”, cogli l’attimo mi dico, perché c’è un attimo, giusto un istante in cui la mia mente ed il mio cuore fanno una scelta. E’ una scelta inconsapevole, dove posso voltare le spalle, o al contrario accogliere colui che ho di fronte. E’ giusto un attimo, subito dopo non posso tornare indietro. E’ come con lo scivolo: una volta iniziato si scivola fino in fondo. So che se colgo l’attimo posso scegliere, anche quando mi sembra di non essere umanamente pronto, purchè davvero lo voglia.

Cogli l’attimo mi dico, cogli l’attimo. Lo so, per riuscire in questo ci vuole un cuore pronto, capace di vedere, di capire e di riconoscere. Ed è per questo che Cristo è venuto a prepararci, perché potessimo ascoltare, ed ancora più vivere la Sua esperienza, per riconoscerlo.

Il corpo di Cristo, quando si è mostrato insieme alle Sue opere, è stato compreso dai discepoli. Quando ha invitato l’uomo a riconoscere il “Suo corpo” solo dalle opere, coloro che avevano fatto “esperienza di Lui” lo hanno riconosciuto nel cuore, anche se non aveva più la stessa forma esteriore. Lo stesso cammino di crescita spetta a ciascuno di noi.

La Meditazione, cammino attraverso la via della non-conoscenza, mediante l’allontanamento di tutti i pensieri e le preoccupazioni, prepara il nostro cuore a fare l’esperienza dello Spirito, a fare l’esperienza di Dio. Più importante dell’idea di Dio è Dio stesso: arrivare a sperimentare la presenza dell’altro, e vederlo nella sua essenza spirituale, al di là di tutto ciò che appare, e che ci può confondere, per essere uniti nella comune umanità.

Percorrere il cammino nel sentiero profondo della crescita spirituale, avere una vita interiore, per rinnovare anche nel rito della messa e della preghiera vocale, e nelle letture, la presenza dello Spirito di Dio, e dalla Sua grazia fare sgorgare verso l’altro l’energia d’amore altruistico ed universale verso tutti gli uomini. E’ questo il Messaggio che ci hai lasciato Signore, ed è per questo che ci hai lasciato il Tuo corpo.

Il corpo di Cristo.