di
Enrico Loria
(A
tutti gli amici della rivista “Appunti Sparsi”)
Con
la meditazione compi un cammino che ti conduce dalla tua mente al tuo cuore, il
luogo più sacro di tutta la terra dove dimora lo Spirito di Dio. Per allargare
la percezione della tua mente e raggiungere sempre più in profondità il tuo
centro vi sono molte resistenze e molte difficoltà da superare. Questo
processo, che alla fine integra la tua mente al tuo cuore, che ti porta ad
essere ciò per cui sei stato creato, necessita di modalità sicuramente
efficaci. Una di queste è la recita silenziosa di un mantra, mentre ci si
mantiene con il corpo fermi e tranquilli, e con la mente e con il cuore immersi
in uno stato di pura attenzione.
E’
una via di povertà, non c’è altro che il silenzio, al di là di tutti gli
stimoli interni ed esterni che rimangono attivi, e verso i quali manteniamo una
sensibilità percettiva, in un clima di distacco emotivo. Continuando a meditare
e a ripetere il mantra, vediamo accadere tutti gli eventi esterni ed interni,
senza più preoccuparci di annullarli, combatterli, criticarli, cambiarli,
negarli, odiarli, amarli, desiderarli, distruggerli, giudicarli, o dipenderne in
qualche modo. La meditazione è una via per uscire da qualsiasi dipendenza,
verso cose, persone, abitudini.
In
questo cammino di povertà, ci mettiamo nella condizione di “bassa
stimolazione sensoriale”. In questa condizione emergono le difese fisiche e
psichiche: possiamo avere reazioni emotive, corporee, o mentali sia positive che
negative, prima che avvenga che riusciamo ad immergerci nello stato
contemplativo di pace, gioia, amore. Dobbiamo semplicemente e fedelmente
continuare a ripetere il mantra mentre tutto ciò accade, per restare al di là
di qualsiasi distrazione. E’ la via di povertà che ci riconnette con il
nostro spirito, che nel profondo del nostro essere continuamente ci attira a sé.
Andare
al di là di questi stimoli, pur tuttavia rimanendo coscienti della loro
esistenza, è il frutto della meditazione. Arrivare a non desiderare più nessun
cambiamento, avere la consapevolezza che non c’è né una cosa migliore né
una cosa peggiore, ma soltanto rimanere nella pace di Dio, è il frutto
contemplativo della meditazione.
Noi
consigliamo di utilizzare come mantra la parola “matanathà”, che in
aramaico significa “il Signore viene”. Ma quando mediti, non pensare più al
suo significato: semplicemente mentre stai seduto con la schiena dritta, le mani
appoggiate sulle gambe ed i piedi appoggiati per terra, continua a ripetere
ma-ra-na-thà in quattro sillabe egualmente distinte, al ritmo lento che più ti
si adatta. Fallo inizialmente per dieci minuti, per arrivare poi a 20-30.