La Meditazione Cristiana: un cammino di crescita spirituale.

(Tratto dagli scritti di Padre Laurence Freeman, a cura di Enrico Loria) 

La Meditazione non è semplicemente una pratica, ma è un modo di vivere. Il viaggio della Meditazione è essenzialmente un pellegrinaggio verso il nostro cuore, il luogo più sacro della terra dove dimora lo Spirito Santo e dove troviamo Cristo.

La Meditazione è un’esperienza piuttosto che una teoria, un modo di essere piuttosto che un modo di pensare. In verità è anche più che un modo di pregare; è un modo di vivere dal profondo centro del nostro essere.

Seguire i comandamenti e condurre una vita morale non è abbastanza. Deve esserci un elemento contemplativo che va direttamente all’anima e crea una vita interiore.

La preghiera è la terapia che guarisce l’anima. 

La PREGHIERA VOCALE va bene in quanto calma le passioni ed è un modo di prepararci alla preghiera pura.

LA PREGHIERA PURA è l’assenza di pensieri, anche se di buoni pensieri. E’ la via della “non conoscenza” e della pura attenzione.

Il focus della Meditazione è Cristocentrico. Ciò significa che è centrata nella preghiera di Cristo, che è continuamente riversata nello Spirito Santo nel profondo di ogni essere umano. Più  profondo di tutte le idee di Dio è Dio stesso. Più profonda dell’ immaginazione è la realtà di Dio. Così, in questa via di pura preghiera noi lasciamo tutti i pensieri, parole e immagini al di là, per disporre la nostra mente nel regno di Dio prima di tutto il resto. In questo modo noi lasciamo indietro il nostro sé egoistico a morire, e cresciamo nel nostro sé in Cristo.

Quando cominciamo a meditare proviamo il primo fervore della conversione. La disciplina sembra facile ed affrontiamo con entusiasmo l’impegno della Meditazione. In seguito, mantenere l’impegno può essere difficile, perché richiede il superamento della barriera rappresentata dalle difficoltà psicologiche. E il periodo dove si smette con facilità di perseverare nell’impegno della Meditazione; si interpreta questo disagio con la difficoltà di integrare la pratica della Meditazione con gli impegni quotidiani, e soprattutto con il nostro stile di vita. In realtà siamo di fronte al più grande ostacolo che la persona trova nel cammino di crescita spirituale. Siamo assaliti da quelli che Evagrio chiamava “i Demoni della accidia”.

ACCIDIA (acedia). La distrazione. La difficoltà a prendersi cura di sé, dei bisogni più profondi. Con la pratica della Meditazione ci ritroviamo a passare attraverso il tunnel dell’accidia. Meditare ci sembra inutile e noioso; affiorano alla mente sentimenti repressi e ricordi. Sono tutti i nostri problemi psicologici, problemi dell’infanzia, familiari, relazionali; i sentimenti di rabbia, gelosia, cupidigia, invidia, ansia, paura, disperazione. Può essere necessario aiuto psicologico per favorire il cammino.

Oltre allo scoraggiamento, esiste un altro rischio. Quello di rimanere affascinati da se stessi, dalle meraviglie che la nostra psiche può mostrarci, sotto forma di fantasie, di creature strane e meravigliose. San Giovanni della Croce definiva questo stato d’animo “La notte buia dell’anima”. Dio sembra essere assente. E’ la nostra esperienza del deserto. E’ un tempo di prove spirituali: siamo tentati come Gesù fu tentato nel deserto. Abbiamo voglia di arrenderci a tali tentazioni, di lasciarci andare ad esse.

La fedele ripetizione del MANTRA può sembrare noiosa al confronto. Ma tale fedeltà ha da rivelare meraviglie ben superiori a quanto possiamo immaginare: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli” (Mt. 5,3). 

APATIA (apathia, apatheia). Profonda calma. Continuando a meditare arriviamo a sperimentare calma e silenzio dentro di noi. Proseguire nella meditazione è una esperienza di purificazione, una sfida a superare il nostro ego; meditare senza ricompensa, senza conoscere dove veniamo condotti. Alla fine riusciamo a superare ogni resistenza e veniamo condotti verso l’auto-conoscenza, purificati e rinvigoriti. In questo modo il deserto è anche il percorso verso la Terra Promessa, per una calma profonda ed imperturbabile. Ora abbiamo raggiunto la nostra identità essenziale. L’esperienza di essere uno ed in armonia con gli altri. L’esperienza di unità. Non un modo egocentrico di essere, ma un modo di vedere sé in ognuno. Una via di armonia che ci conduce all’agape.

AGAPE. (amore altruistico). L’amore di Dio, amore universale, incondizionato e non discriminante. Sappiamo che il nostro Spirito è un tutt’uno con lo Spirito. Siamo entrati nella corrente d’amore fra il Creatore ed il creato. Siamo arrivati a casa. 

Tutto ciò significa andare al di là dell’ego, trovare il vero Sé, che è Unione con Dio. Dio che è dentro di noi.

Con la MEDITAZIONE PROFONDA tutti noi incontriamo e sperimentiamo i problemi dell’accidia; con la fedeltà della pratica meditativa, con la pratica della ripetizione del mantra, arriviamo all’apatia e all’agape. Questo è il SENTIERO SPIRITUALE che noi seguiamo con la meditazione, e che qualche volta è davvero doloroso; ma è necessario liberarci dei problemi dell’ego che abbiamo accumulato fin dall’infanzia, per arrivare allo stato di “vuoto”. Tale condizione di vuoto favorisce la scoperta del sé reale, e ci fa sentire di essere uno con Dio, e quindi di essere uno  con gli altri.

Il VIAGGIO SPIRITUALE così rappresentato in modo lineare, è in realtà un viaggio di stadi che si ripresentano, si fondono e si trasformano. Il progresso spirituale si può misurare con i frutti della crescita in amore, compassione, altruismo e pace. Spesso sono le persone intorno a noi che percepiscono questo graduale cambiamento, meglio di noi stessi. Non importa quanto tempo esso richiede, fintanto che rimaniamo in cammino. Questi stadi del nostro progredire si verificheranno nei loro tempi, i tempi di Dio.

Chi medita quindi intraprende un viaggio interiore di silenzio, calma e semplicità. Abbraccia la povertà dello Spirito, un radicale lasciare, come prima beatitudine del Regno. La via insegnata dai primi monaci del deserto è andare al di là di tutte le distrazioni del pensiero, parole ed immagini. Prendere una singola parola o frase, il Mantra, e con semplicità e fede ripeterla durante tutto il periodo della Meditazione. John Main raccomandò l’ antica preghiera cristiana “Maranatà”. In Aramaico, la lingua parlata da Gesù, significa “vieni Signore” o “il Signore viene” e dovrebbe essere ripetuta nel silenzio, interiormente, in quattro sillabe egualmente scandite “Ma-ra-na-tà”. Qualunque pensiero, immagine, o senzazione  arrivi, semplicemente e fedelmente ritornate al mantra. Due periodi al giorno di meditazione di 20 o 30 minuti sono consigliati, magari all’inizio e alla fine di ogni giornata. Un tempo e un posto di quiete, una postura dritta, fedeltà e perseveranza sono tutto ciò che è richiesto.

La Meditazione è la dimensione contemplativa mancante nella vita di molti cristiani di oggi. La Meditazione non esclude altri tipi di preghiera ed in verità approfondisce il bisogno per l’eucarestia e per la lettura delle scritture.

Nel 1975 Dom John Main aprì il primo Centro di Meditazione a Londra all’Ealing Monastery. Egli recuperò una semplice tradizione di silenzio, di preghiera contemplativa, nell’insegnamento dei primi monaci cristiani, i Padri del Deserto. Divenne chiaro per lui che questa tradizione aveva la rilevanza oggi non solo per i monaci, ma per tutte le persone. E così gruppi di meditazione settimanalmente cominciano a formarsi al Centro, composti da uomini e donne, giovani e vecchi, persone di diversa provenienza.

Per sostenere il loro personale quotidiano affidamento alla Meditazione, le persone spesso frequentano GRUPPI SETTIMANALI DI MEDITAZIONE. Questi gruppi si incontrano oggi in molti paesi, nelle parrocchie, case, uffici, prigioni, e scuole. Seguono un semplice schema: un insegnamento sulla Meditazione, un periodo di Meditazione, un tempo di discussione. Il periodo di Meditazione silenziosa è il punto focale ed il principale scopo dell’incontro e attraverso esso molte persone scoprono un profondo senso della presenza di Cristo nella loro vita, così come un più pieno senso del mistero della Chiesa come corpo di Cristo.

Per molti la Meditazione potrebbe essere un modo non familiare di pregare nonostante il suo antico posto nella tradizione cristiana. L’insegnamento di John Main permette alla gente ordinaria di riconoscere il potenziale della “santità di tutto il popolo di Dio”. Molti gruppi di Meditazione oggi sono guidati da laici. In questo rinnovo della tradizione cristiana della preghiera, c’è anche un grande potenziale per i cristiani di tutte le denominazioni per incontrarsi nella comune fede, ed in verità per tutte le persone di tutte le religioni per incontrarsi nella comune umanità.