MOVIMENTO
PSICOSPIRITUALE
PER UNA POLITICA SOCIALE E
SANITARIA INTEGRATA COL BISOGNO
DI CRESCITA INTERIORE PSICOLOGICA E
SPIRITUALE DELL’UOMO.
“Capire quindi come si possa favorire la crescita interiore delle
persone mentre ci si occupa di loro negli aspetti socio sanitari è
l’integrazione che ci attende, la sfida che non possiamo perdere. Non è
l’abolizione dei valori e dei dogmi quello che realmente ci occorre, ma che
ciascuno possa liberamente scegliere a quali valori e dogmi riferirsi per
trovare un senso nella sua propria vita”.
FONDATO DA ENRICO LORIA
QUESTA
PAGINA E’ INTEGRATA DAL SITO:
www.movimentopsicospirituale.org
Allora Salomone disse:
“Il Signore ha deciso di abitare nella nube oscura.
Ti ho costruito una casa eccelsa, un luogo per la tua dimora in
eterno”. (2 Cronache 6, 1-2)
Ciao,
il mio viaggio continua, spero anche
il tuo. Spero che anche tu non ti sia fermato convinto di avere trovato un
benessere definitivo, un equilibrio da non perdere, perché un'ulteriore
evoluzione ci attende. Ciò premesso, credo che la nostra vita possa e debba
ruotare intorno a ciò che è essenziale per noi, intorno a ciò che ci
rappresenta nel profondo che possiamo chiamare Vero Sé. Solo così possiamo
dedicare "tutto ciò che abbiamo per vivere" a quell'obiettivo, tutte
le risorse che abbiamo al perseguire il nostro ideale. Fare la propria vita
richiede infatti che tutte le nostre risorse siano impegnate per essere se
stessi, non c'è modo di fare diversamente che entrare dentro i propri limiti,
fare con gioia e soddisfazione solo le cose che sono per noi. Disperdere le
risorse in cose che non sono per noi infatti implica perdere anche la propria
vita. E non stiamo parlando solo di risorse materiali, ma anche e soprattutto
della nostra attenzione vitale. Stiamo parlando della nostra conversione del
cuore.
Buona giornata.
Enrico
MOVIMENTO PSICOSPIRITUALE
Per una politica sociale e sanitaria integrata col bisogno di
crescita interiore psicologica e spirituale dell'uomo.
Il Movimento Psicospirituale è un movimento pacifico che
intraprende le sue iniziative per amare e non per "andare contro".
Lo Spirito d'amore infatti, anche quando sollecita un
cambiamento, lo fa sempre nella consolazione e mai nella disperazione.
Amare significa aver raggiunto un tale equilibrio interiore che ci
consente di andare incontro all'altro pur nei contrasti e nelle diversità.
Mantenendo sempre la propria identità profonda, che è una
identità psicospirituale.
L'identità psicospirituale è in contatto con il cuore profondo,
rappresenta il vero sé.
È una identità nell'amore e per questo stabile nella sua grande
elasticità ed apertura.
L'identità psicospirituale mette in crisi la nostra identità
psicologica.
Ma quando il processo è andato avanti la include.
Il Movimento Psicospirituale quindi si muove sulla base della
maturità psicospirituale dei suoi membri.
Usa correttamente il modello psicospirituale nella misura in cui
questo si sta già realizzando nell'intimo personale degli individui che lo
portano avanti.
Buon cammino psicospirituale a tutti.
PRINCIPI ISPIRATORI
I momenti di crisi delle persone sono un’importante occasione di
crescita che smuove modalità vecchie e disfunzionali, per lasciare il posto a
nuove risorse più evolute. Non riuscire a dare compimento al processo di crescita
interiore innescato dal momento di crisi è il vero dramma dell’uomo: se la
crisi, anziché far crescere, annienta la persona e la rende avulsa dal contesto
umano, a niente sarà servita tutta la sofferenza che si accompagna sempre ai
momenti di crisi dell’uomo. Favorire la crescita delle persone in occasione
delle crisi è quindi un obiettivo nobile ed elevato, sul quale vale la pena
investire.
La diversità tra le persone, già nei rapporti familiari, è la
prima esperienza che ci spinge verso l’integrazione sociale, o verso la
divisione. Maturare la consapevolezza che nessuna diversità può impedire di
amarci di un amore vero, è un obiettivo sacro verso il quale tutti abbiamo
bisogno di tendere.
Possiamo affermare che l’uomo nasce per compiere un percorso di
crescita interiore e che fin dal principio è stato creato per vivere l’amore in
tutte le relazioni. In questo difficile cammino si perde in sentieri privi di
senso, e questo causa e determina una sofferenza profonda.
• La realtà territoriale
di cura.
Coloro che sono chiamati ad accogliere questa sofferenza
dell’uomo dovrebbero quindi essere in grado di capire l’intima origine del
disagio umano, mentre cercano, con le cure mediche e psicologiche e con gli
interventi sociali, di renderlo meno devastante e distruttivo.
Prima ancora dell’intervento psicoterapeutico, il disagio arriva
alle strutture sanitarie pubbliche e private alle quali è deputato il ruolo di
indirizzare la persona sofferente. Ne deriva che la “carriera” della persona
sofferente e del suo cammino di cura viene fin dall’inizio condizionata dalla
visione che gli operatori sanitari hanno della sofferenza psichica dell’uomo.
Franco Basaglia ha creato, alcuni decenni fa, un nuovo modo di
approcciare alla persona che soffre, ma non è riuscito a completare il suo
lavoro. Ha investito sull’aspetto sociale ma forse non ha dato sufficiente
importanza ad altri essenziali aspetti coinvolti nella insorgenza e nel
mantenimento del disagio psichico. Non possiamo assolutamente continuare a
lavorare con dei principi che, pur innovativi in quell’epoca perché spostavano
l’attenzione dall’aspetto strettamente medico, non sono in grado di dare ancora
oggi una risposta sufficientemente valida alle procedure e all’approccio alla
persona che soffre. Possiamo e dobbiamo migliorare, dobbiamo proseguire nel
cammino tenendo conto delle importanti acquisizioni scientifiche e culturali
avvenute nel tempo.
Ma quali potrebbero essere i punti sui quali lavorare per
fornire agli operatori della salute mentale e quindi alla cittadinanza, un
servizio sempre più adeguato, che possa essere sempre più degno del sacro
valore della persona umana?
L’organizzazione dei dipartimenti di salute mentale (DSM), che
operano (o dovrebbero operare) con le risorse presenti nel territorio, sia
pubbliche che private, deve tenere sempre più conto (già lo fa) dei bisogni
fondamentali dell’uomo, e non solo, quindi, dei protocolli medici.
Ci vuole coraggio, ma dobbiamo farlo, dobbiamo prendere atto che
un cambiamento forte ci attende. Poca integrazione e collaborazione esiste tra
le diverse agenzie di cura, con la conseguenza che non vengono sempre fornite
le necessarie alternative possibili.
Le proposte per il cambiamento e sulle quali impegnarsi
includono la stimolazione di un dibattito culturale sulla gestione della
psichiatria nel territorio. Sono argomenti sui quali discutere, per esempio la
gestione del trattamento sanitario obbligatorio, la presa in carico nei centri
di salute mentale, la gestione dei casi in collaborazione, l’accettazione della
diversità dovuta all’unicità della persona e di conseguenza la
personalizzazione dell’intervento. Ecco alcuni spunti di riflessione.
- La gestione del trattamento sanitario obbligatorio (TSO),
affinché si valutino, sempre più, tutte le alternative possibili alla
limitazione coatta della libertà, tenuto conto che oramai le possibilità di
intervento, e quindi di cura, hanno assunto, con gli sviluppi degli ultimi
decenni, un ventaglio di alternative veramente vasto.
- La presa in carico nei Centri di Salute Mentale (CSM),
affinché l’utente sia sempre più libero di scegliere il medico o la struttura
che è di maggiore suo gradimento, affinché possa interagire con gli operatori
in un rapporto realmente collaborativo, per aumentare la “compliance”, e che
quindi le aziende per la salute convergano le risorse laddove il cittadino
preme di più la sua richiesta di aiuto, perché la trova più adatta a sé: questo
sarebbe in linea con le normali “leggi di mercato” per l’ottimizzo delle risorse
e dei servizi offerti. L’assurdità che il cittadino non possa liberamente
scegliere da chi farsi curare è una prerogativa purtroppo solo della
psichiatria.
- La gestione dei casi in collaborazione con le risorse
territoriali come le associazioni, per una gestione dei centri adeguata al
principio della integrazione e della inclusività, dove la normalità entra nelle
strutture psichiatriche e contribuisce a creare sinergia sociale e promozione
delle individualità.
- L’accettazione della diversità, in quanto i protocolli medici,
utili da un lato, quando gestiti troppo rigidamente rischiano di escludere
fondamentali risorse al servizio di una strategia di cura che tenga conto della
unicità della persona, che non sempre ha solo bisogno del farmaco per innescare
un vero processo di guarigione; è anche per questo che ci ammaliamo, perché
siamo schiacciati da tutte le aspettative non autentiche della nostra vita che
non consentono un adeguato dialogo interno e poi relazionale. Non riusciamo
quindi, purtroppo, ad essere veramente noi stessi, a trovare e vivere il nostro
Vero Sé.
• Il Modello
Psicospirituale.
Esistono evidenze cliniche, culturali e filosofiche che ci
portano ad affermare che per stare bene ed essere felici dobbiamo anche
prendere in considerazione l’aspetto spirituale. Non ha importanza qui dire quale, perché non
sappiamo quale sia più adatto per la singola persona. Ciascuno trova il suo.
Il modello psicospirituale, ovvero un approccio della terapia integrata
con la spiritualità, è un modello dove l’attenzione agli aspetti esistenziali
profondi si integra, beninteso senza sostituirsi, agli approcci più francamente
psicologici e biologici del modello medico.
Crediamo che limitare in modo pregiudizievole questa
fondamentale risorsa dell’uomo in molti casi metta le premesse per un
insufficiente risultato di qualsiasi tentativo di cura.
Infatti se un gran numero di persone è in grado di vivere la
propria vita, comprese le situazioni di disagio, senza mai fare riferimento
alla sfera spirituale, questa sfera fa parte invece del modo di intendere la
vita di molti altri, ed a questi ultimi non si può negare la possibilità di
utilizzare e integrare anche questo aspetto nel proprio percorso di crescita e
guarigione.
Nella nostra visione, la spiritualità non è qualcosa di
astratto, ma si riferisce alla possibilità di sperimentare un senso di
accudimento profondo e affidabile in relazione ad una persona. Le relazioni
sarebbero quindi sia fisiche che spirituali. Dal nostro punto di vista, nel
momento in cui si dovesse trascurare l’importanza, o per meglio dire, il
primato dell’attaccamento, e quindi dell’amore, inteso non solo negli aspetti
affettivi ma anche in quelli più propriamente psicospirituali, della ricerca
del senso della vita, e ci si dovesse soffermare solo sul bisogno
psicobiologico della sopravvivenza e quindi sugli aspetti sociali, non si
potrebbe dare una adeguata risposta al disagio profondo dell’uomo.
L’intuizione e la consapevolezza profonda di un bisogno vero ed
autentico sono un dono che non può essere determinato dal soddisfacimento di un
pur sacrosanto diritto di un conforto fisico e materiale.
Inoltre, nella gestione delle difficoltà e delle diversità, non
si migliorano le cose andando contro l’altro ma incontrandolo. Amare coloro che
sono diversi da noi o da come ce li aspettiamo, senza considerarli per questo
dei nemici, è difficile e presuppone una maturità psicologica e spirituale di
grande livello. Ecco perché il lavoro che occorre è integrare gli aspetti
sociali con quelli profondi.
Capire quindi come si possa favorire la crescita interiore delle
persone mentre ci si occupa di loro negli aspetti socio sanitari è
l’integrazione che ci attende, la sfida che non possiamo perdere.
Se facciamo riferimento all’importante paradigma della teoria
dell’attaccamento di John Bowlby, l’attaccamento sicuro della figura di
accudimento favorisce un corretto sviluppo della persona accudita. La figura di
attaccamento sicura è quella che accompagna, è capace di lasciare la libera
esplorazione senza atteggiamenti apprensivi, è capace di intervenire in modo
sollecito e adeguato rispetto ai bisogni. Analogamente, sono affidabili, e
quindi base sicura, i terapeuti capaci di offrire una modalità di risposta alle
difficoltà e che non si sostituiscono ai bisogni della persona che aiutano.
Questi sono i terapeuti che si propongono come base sicura nella relazione con
i loro pazienti, e che favoriscono quindi più facilmente i processi di
guarigione dal disagio psichico.
Viene spontaneo pensare che l’attaccamento verso le figure
parentali può essere paragonato all’attaccamento verso la divinità, in
qualsiasi forma la si voglia intendere in base alla particolare spiritualità di
quella persona. Questo sarebbe vero sia quando entriamo direttamente con essa
in una relazione autentica, sia quando sperimentiamo la sua presenza nella
nostra vita concreta mediante i fatti della vita, sia quando sperimentiamo
l’attaccamento a qualsiasi figura di accudimento e accompagnamento in conseguenza
di una sua concreta esperienza individuale di relazione spirituale personale.
E’ intuibile che questo tipo di esperienza costituisca, secondo il nostro punto
di vista, un’occasione fenomenale di attaccamento sicuro, che può essere
addirittura più elevata rispetto a quella che spesso si instaura con le figure parentali. Anche in
persone che ancora non hanno un’esperienza diretta di attaccamento mediante una
relazione personale spirituale, la relazione significativa con un terapeuta o
una guida spirituale che abbia una fede matura e consolidata, può fornire
un’occasione di relazione sicura che favorisce un attaccamento sicuro,
opportunità quindi di una relazione fortemente terapeutica.
Questa intuizione ci ha portato ad investire nel tempo sulla possibilità
di incentivare un’esperienza, quella della ricerca della propria identità
spirituale, ovvero di quella identità essenziale al di là delle caratteristiche
della personalità, che costituisce secondo questa ipotesi, una interessante
integrazione, non una sostituzione, alle tecniche e alle strategie più
squisitamente psicoterapeutiche, ed anche psichiatriche, comprese quelle
farmacologiche.
In pratica, l’esperienza individuale di vita dove la persona ha
percepito una risposta sollecita ed adeguata di aiuto rispetto ai propri
bisogni e alle proprie difficoltà, in virtù di un cammino psicospirituale che
lo ha connesso con il proprio interiore, porterebbe in modo significativo a
risultati terapeutici più profondi e duraturi. Si spiegherebbe così il potente
effetto consolatorio e rassicurante della fede quando questa si basa non solo
sulle conoscenze teologiche o sulle abitudini religiose favorite
dall’educazione, ma su una esperienza personale di accudimento che porta ad un
cambiamento profondo.
Più importante di quello che la persona dice di essere è quello
che realmente è nel suo intimo personale profondo.
Capite bene che la consapevolezza non ce la possiamo comprare, e
quindi compiere un cammino psicoterapeutico che sia finalizzato ad abbattere le
resistenze che limitano la possibilità di ascolto dei propri vissuti intimi e
profondi, la conoscenza del proprio Vero Sé, diventa un cammino fortemente
terapeutico, derivante appunto dalla unione di due strumenti sinergici, la
psicoterapia integrata con la spiritualità.
E’ urgente allora che si dia una possibilità di vedere con
semplicità e chiarezza le intime connessioni esistenti tra difficoltà
esistenziali, disagio psichico, psicoterapia, farmacoterapia, meditazione,
spiritualità, religiosità. E’ una rete continua di fili e nodi che si
intersecano in intime connessioni, che solo in una visione scissa della realtà
rimangono separate quando in verità non lo sono.
La psicologia spirituale esiste, non la inventiamo noi adesso,
ed il cammino psicospirituale che desideriamo portare avanti è uno dei tanti
modelli possibili ed esistenti. Nessuno può dire che un modello sia più
importante o valido di un altro e tutti hanno il diritto di esercitare il loro
modello nella misura in cui ci sono persone interessate a quel tipo di
approccio e che ne traggono beneficio.
Psicospirituale è un intervento psicoterapico integrato con la
spiritualità, che scaturisce da una visione del cammino di cura del disagio
psichico integrato con la spiritualità. Si tiene conto delle conseguenze
psicologiche analizzabili della relazione di aiuto incentrata sulla fede,
ovvero di quello che può essere documentabile, analizzabile, riproducibile al
riguardo della influenza della spiritualità sul lavoro psicoterapeutico.
Esistono infatti intimi legami tra il disagio psichico, che origina
dall’impatto della persona con la realtà sulla base della propria personalità,
e la ricerca del senso della propria vita. Mediante la psicospiritualità si
favorisce il contatto con la dimensione interiore e la ricerca di
consapevolezze per lo sviluppo di competenze di accudimento dei bisogni più
profondi ed essenziali. Il lavoro psicoterapeutico procede secondo le strategie
e le tecniche riconosciute valide ma con una visione dell'uomo e della vita che
si avvicini al desiderio di scoprire la propria unicità all’interno di un
progetto più grande. È scientifico consentire l'esplorazione aperta dei vissuti
spirituali per arrivare ad una verità tutta intera su di sé, quando la persona
lo desidera.
Il nostro approccio non è quindi una novità, ma nasce in modo
spontaneo dalla integrazione di tecniche psicoterapeutiche codificate e la
pratica della meditazione secondo i metodi esistenti e consolidati. Non faremo
in questa sede quindi riferimento alle altre esperienze di approccio
psicospirituale che sarà possibile, per chi fosse interessato, andare a vedere
nel dettaglio.
La possibilità di mettersi alla scoperta di una dimensione
interiore spirituale è senz’altro favorita da una psicoterapia che inviti la
persona a smettere di parlare degli altri e delle proprie sventure (che
comunque va consentita per avere una maggiore conoscenza della storia di quella
persona e per favorire la liberazione delle emozioni più disturbanti) per
iniziare un cammino che porti ad una maggiore conoscenza di sé, per ciò che si
è veramente e non per quello che si crede di essere sulla base delle
distorsioni cognitive derivanti dalla storia della persona in conseguenza della
pressione sociale e familiare.
Nell’analizzare e descrivere le caratteristiche del modello
psicospirituale è importante soffermarsi sulle caratteristiche che sono
peculiari di una visione del cammino di cura del disagio psichico integrata con
la spiritualità. Un tale approccio tiene conto non tanto degli aspetti
spirituali che hanno a che fare con l’ipotesi di un intervento diretto del
divino sull’uomo, che avviene, in una visione di fede, in maniera
imponderabile, ma si basa sulle conseguenze analizzabili della relazione di
aiuto in conseguenza di un approccio incentrato su una fede.
Quello che può essere documentabile, analizzabile, riproducibile
a riguardo della influenza della spiritualità sul lavoro psicoterapeutico è ciò
che può derivare dalle differenze che ci sono rispetto alle stesse applicazioni
cliniche fatte da operatori che utilizzano un approccio che non prevede questa
risorsa e quindi un tale livello di maturità psichica. Bisogna riuscire a
comprendere gli intimi legami che ci sono tra il disagio psichico che origina
dall’impatto della persona con la realtà sulla base della propria personalità e
i percorsi di cura.
La meditazione, che è una esperienza che sappiamo avere una
validità oramai scientificamente più che avvalorata, anche se solo in tempi
recenti, è però un’esperienza che troviamo come patrimonio dell’umanità
presente fin dall’antichità nelle pratiche dei grandi mistici. Il fatto che le
pratiche meditative siano quindi associate alle pratiche religiose è un fatto
scontato che non toglie nulla alla loro validità, anche per coloro che non si
identificano in una religione in particolare.
La meditazione, che è essenzialmente una preghiera di ascolto,
allontana la persona dalla confusione che deriva dalla eccessiva attività del
pensiero, per accompagnarla ad un maggiore contatto con la complessità e la
profondità del proprio essere. Nella meditazione i pensieri, che non possono
essere fermati, vengono osservati con distacco, mentre la persona si sente in
uno stato d’animo pacificato. Associare i frutti derivanti dalla meditazione,
ovvero da questa particolare modalità di ascolto di se stessi, con le
competenze del cammino psicoterapeutico, sembra essere una metodologia molto
adeguata e di grande utilità.
Dire che quindi una psicoterapia integrata con la spiritualità
sia potenzialmente migliore non è un’affermazione cosi difficile da
condividere. Il fatto poi che la
meditazione sia così contigua con una dimensione spirituale, ed anche così
contigua con la pratica psicoterapeutica, la rende un anello fondamentale
dell’approccio psicospirituale. Il fatto che le pratiche spirituali siano così
interconnesse con le religioni può fare insorgere un inspiegabile ed
inaccettabile pregiudizio che, se assecondato, priverebbe della possibilità di
favorire lo sviluppo di uno strumento così potente come la psicoterapia
integrata con la spiritualità.
Partendo dal presupposto già citato che quello che conta nella
nostra idea di Dio non sono solo le conoscenze teologiche ma anche e
soprattutto l’esperienza della sua presenza concreta nella nostra vita, capiamo
che quello che può aiutare nella terapia psicospirituale non sono le teorie di
Dio (conoscenze teologiche di quella particolare confessione religiosa) ma le
conseguenze pratiche di una relazione d’amore così speciale, come quella che si
crea con Dio, quando noi scegliamo di sperimentarci in una relazione con Lui.
Quello che conta quindi sono le potenzialità delle relazioni
stabili ed affidabili, come quelle con i terapeuti capaci di una relazione
spirituale matura e con una comunità umana così stabile ed affidabile composta
dai partecipanti dei gruppi, anch’essi capaci di una fede matura, che in
aggiunta a tutte le strategie e tecniche del modello utilizzato costituiscono
un valore complessivo sicuramente maggiore rispetto a quello di gruppi di
lavoro privi di questa fondamentale risorsa.
Secondo questa ipotesi psicospirituale, Dio si manifesta
nell’intimo delle persone disponibili all’ascolto profondo di Sé e di
conseguenza, tramite gli uomini, si manifesta in tutta la comunità umana a
prescindere dalle convinzioni dei singoli individui che la compongono, mediante
l’esperienza universale del sentirsi amati. Per questo motivo un terapeuta già
capace di un approccio psicospirituale manifesta il suo potere terapeutico
verso persone di qualsiasi credenza.
Risulta pertanto fondamentale sottolineare che una relazione
terapeutica con persone che abbiano fatto esperienza d’amore autentico ed
abbiamo trovato dentro di sé la particolare autostima che deriva dal sentirsi
accettati per il fatto di esistere e non per cosa si fa o per quello che si
dimostra di essere, risulta particolarmente utile rispetto al bisogno umano di
essere prima di tutto rassicurati e confortati sul proprio valore intrinseco e
sulla propria amabilità incondizionata, e, solo in un secondo momento, invitati
ad un cambiamento di se stessi, mediante una scelta libera da condizionamenti e
paure.
L’approccio psicospirituale, secondo le indicazioni da noi
fornite, invita le persone a
disinnescare la propria sofferenza dal tentativo di rivalsa verso gli
altri e favorisce che la persona realizzi l’importanza di riconoscere che il
proprio dolore, pur conseguenza delle esperienze con determinate persone, è
qualcosa che appartiene a sé e di conseguenza
può essere elaborato nel lavoro personale a prescindere dal cambiamento
dell’altro. La scoperta di Sé quindi presuppone un’esperienza di “perdono” che
prelude qualsiasi scelta d’amore. Il perdono però lo si conquista mediante un
determinato lavoro personale, psicoterapeutico e spirituale, che richiede tempo
e volontà e che non può essere ottenuto senza un cambiamento personale
profondo.
Altro elemento sostanziale è che la relazione terapeutica,
individuale o di gruppo, si manifesti con modalità di setting che si
differenziano dal normale approccio, ovvero che consentano una modalità di
sentirsi in una relazione disinteressata da aspetti caratterizzanti tutte le
relazioni strumentali, come normalmente sono caratterizzati i rapporti
professionali. Pur riconoscendo la necessità di adeguati confini relazionali,
si ipotizza che il setting terapeutico serva non solo ad impostare in un modo
strutturato la relazione terapeutica, ma anche a proteggere il terapeuta dalle
proprie difficoltà in una relazione aperta, che sarebbe più autentica ma più impegnativa.
Ci auguriamo di essere riusciti a spiegare in modo semplice le
intime correlazioni che esistono tra disagio personale e relazione terapeutica
integrata con la spiritualità. Siamo partiti dalla teoria scientificamente
dimostrata che la relazione umana sicura, ovvero con persone che abbiano
capacità e volontà di essere presenti ed affidabili e che siano quindi capaci
di rispondere in modo sollecito alle difficoltà umane, produce guarigione di
per sé, a prescindere poi dal modello psicoterapeutico utilizzato. Ecco perché
gli innumerevoli modelli terapeutici, pur diversi tra loro, porterebbero tutti,
secondo gli studi scientifici, a dei risultati positivi.
In pratica l’elemento spirituale integrato alla terapia
confermerebbe la validità di tutti i modelli terapeutici e di tutte le
relazioni terapeutiche, in quanto efficaci nel determinare un miglioramento e
una guarigione in modo stabile nel tempo.
Vale la pena quindi interessarsi a questa importante prospettiva
che si basa sulla scientificità della teoria sull’attaccamento sicuro di John
Bowlby, per verificare se è confermata l’ipotesi che il cammino spirituale,
basato sulla meditazione o preghiera di ascolto, ovvero sulla capacità di
connettersi con il proprio interiore, possa favorire una relazione affidabile
con l’Essere supremo che ama incondizionatamente e fornirci quindi la tanto
desiderata esperienza di vita alla presenza di una “base sicura”.
Entrando ora maggiormente nel merito, parliamo qui con gioia
delle ipotesi che ci accompagnano in questo meraviglioso lavoro
psicospirituale, per ritornare poi alle radici che documentino il senso del
modello.
La vita è un mistero grande, un mistero che molti desiderano
scoprire, altri non hanno questa esigenza. Che bella la diversità, ci segnala che
il primo mistero è la relatività del proprio vissuto. Coloro che desiderano
capire qualcosa di più del mistero grande che è la vita sono in una ricerca di
senso, ma non solo del senso della vita in generale, ma del mistero grande che
è la loro singola propria vita. Abbiamo bisogno di capire “chi io sono” e
“perché io sono nato e sto vivendo”. In questa “unica vita che abbiamo” siamo
entrati in un cammino che avviene di per sé, anche se non vogliamo fare nulla
per essere in cammino. Conviene quindi ogni tanto fermarsi ed ascoltare per
cercare di capire. L’esperienza della vita, in ogni caso, non arriva per nulla.
Il cammino psicospirituale è un’esperienza di psicoterapia
integrata con la spiritualità. Si tratta della Spiritualità con la esse
maiuscola, ovvero quella collegata con la presenza del Vero Amore che
sperimentiamo in contatto con il nostro Vero Sé, per distinguerla dalla
spiritualità intesa come semplice esperienza autoreferenziale di distacco
emotivo dalle preoccupazioni, per distinguerla quindi dalle semplici tecniche e
strategie di rilassamento e di benessere. La Spiritualità è l’esperienza
psichica nella quale il proprio io può intuire la vera Via che porta alla
Verità e alla Vita. Il rilassamento non è lo scopo del cammino psicospirituale che
include anche percezioni di dolore, anche se il dono del cammino è la
percezione di pace, gioia e amore, fosse
anche solo per brevi istanti. E’ per questo che possiamo rischiare di
confondere il risultato di benessere con lo scopo del cammino, evitando di
fatto di compiere il cammino stesso e rimanendo in un inutile, o addirittura
dannoso vissuto di benessere, fine a se stesso.
Coloro che soffrono e si avvicinano ad un cammino
psicoterapeutico o di guida spirituale sono dentro la percezione di un dramma,
qualsiasi sia il contenuto di quel dramma e qualsiasi sia la forma che ha
assunto in quella singola persona in quella singola vita. Conoscere le
dimensioni psicospirituali del dramma e del dolore collegato, consente di
guidare in modo adeguato la persona verso la vera unica via d’uscita possibile,
quella della realizzazione del proprio Vero Sé, evitandole di entrare in un
labirinto esistenziale dove esistono molte aree di parcheggio e di finto
benessere nelle quali possono continuare a sprecare nuovi periodi della loro
vita. Ci vuole tempo e pazienza, è vero, ma la richiesta di tempo e pazienza
che il terapeuta richiede alle persone deve essere correlata alla reale
possibilità di condurre quella persona nel cammino a lei adatto.
Sulla parte psicoterapeutica non crediamo che sia necessario, in
questo contesto, spendere troppe parole, perché le strategie e le tecniche di
ascolto e accoglienza della persona che vengono insegnate nelle scuole di
psicoterapia sono un patrimonio scientifico di indiscusso valore, che va preso
con gioia come un dono divino, così come anche il contesto di ascolto e cura
che chiamiamo setting. Sono molte le strategie e le tecniche veramente efficaci
nel condurre il prezioso lavoro psicoterapeutico che oggi oramai abbiamo a
disposizione e non mancano di germogliare sempre nuove e più creative modalità
di aiuto. I modelli di psicoanalisi, nel senso di analisi della psiche,
esistenti infatti oggi sono numerosissimi, partendo dal modello psicoanalitico
storico di S. Freud. Quello che conta veramente però è la visione dell’uomo e
della vita che possiede quel singolo terapeuta che utilizza quelle strategie e
quelle tecniche, perché questo, di fatto, condiziona le direzioni possibili
implicitamente suggerite ai nostri pazienti. Si ha la pretesa di negare la
spiritualità perché troppo collegata culturalmente alle religioni per
ipotizzare nuovi modelli più liberi e liberanti dai condizionamenti morali che
di fatto portano a nuovi modelli, quelli psicoterapeutici, che di fatto sono
nuove religioni. Ma quanto vero amore è possibile trovare in queste nuove
religioni?
Il processo di evoluzione psichica dell’uomo ruota intorno al
concetto psicoanalitico del “processo di individuazione e separazione”. Il
bambino, inizialmente confuso ed inglobato nel sistema relazionale e familiare,
considera ciò che accade nella famiglia come quello che accade nel mondo. Per
lui non c’è una distinzione tra famiglia e mondo: il mondo è la sua famiglia.
Nel periodo dell’adolescenza, per la prima volta si accorge che esistono altre
realtà, esterne ed interiori, che lo differenziano dal sistema di origine: è
l’inizio della crisi adolescenziale dove comincia a formarsi il pensiero
astratto. Questo processo, scientificamente acclarato, corrisponde al concetto
spirituale del libero arbitrio, ovvero al potere che l’uomo ha di determinarsi
secondo le proprie scelte.
Inizia quindi tutta la grande avventura dell’uomo dove
l’esperienza guida la consapevolezza, ma dove anche la consapevolezza guida lo
svolgersi dell’esperienza.
Processo di individuazione vuol dire che lo scopo di questo
processo è essere “individui” ovvero individuati in una identità propria
possibilmente indivisa, unitaria, e non
scissa, conflittuale, come esseri separati dagli altri esseri. Viviamo nel
mondo della separazione dove nel bene e nel male abbiamo un potere enorme su
noi stessi e gli altri. Andando avanti su questa logica, in teoria dovremmo
sperimentare ogni cosa prima di fare una scelta. In realtà, per fortuna, non
avviene così. Per esempio, non tutti scelgono di sperimentare l’uso di droga
per capire se va bene usarla: molti si fidano delle indicazioni fornite dagli
altri e della loro intuizione. La proposta di vivere nell’amore presuppone
quindi avere acquisito la fiducia nella proposta e nella promessa, nonostante
il dolore che procura la rinuncia a sperimentare molte esperienze possibili che
ci allontanano dall’amore. La proposta presuppone un rapporto di fiducia con il
terapeuta, una persona che è capace di fornire una guida attenta ai bisogni veri
ed autentici, che scaturiscono dal profondo di ogni essere di qualsiasi
ideologia.
Il lavoro psicospirituale fornisce la possibilità di connettersi
con la dimensione interiore che consente lo sviluppo di consapevolezze di
accudimento dei bisogni più essenziali. Tutto il lavoro procede secondo le
strategie e le tecniche scientificamente consolidate e sperimentate, ma ruota
intorno all’idea di scoprire la propria unicità all’interno di un progetto più
grande. Non sarebbe scientifico mettere un pregiudizio teorico come baluardo
alla verità tutta intera, come vorrebbe fare chi esclude la spiritualità dal
lavoro psicoterapeutico, se la persona desidera andare in quella direzione.
Vogliamo approfondire meglio alcuni concetti che riteniamo
essenziali nello spiegare il modello psicospirituale.
1. Il cammino
psicospirituale comporta una scoperta dentro di sé che avviene in modo
spontaneo. E' un contatto tra la propria psiche (la propria coscienza) e
l'anima. Questa esperienza può essere vissuta e condivisa, ma non può essere
dimostrata. Non la possiamo controllare con una spiegazione che poi ci consente
di "somministrarla", come fosse un farmaco, una pillola da dare in
modo meccanico che prescinde dalla volontà del cammino della persona. E' la
persona che compie un'esperienza dal di dentro, perché volontariamente decide
liberamente di andare, perché riceve il dono di poterci andare. Una persona
potrebbe decidere di andare in questa esperienza e non riuscirci, perché non si
trova ancora nelle condizioni adatte, oppure una persona potrebbe anche
trovarsi nelle condizioni adatte ma non ci vuole andare. Il terapeuta che
decide di usare il modello psicospirituale, partendo dall'uso di tutte le
strategie e tecniche terapeutiche e comunicative già conosciute, già codificate,
accetta di fare un cammino che ha come finalità la ricerca della scoperta di un
senso profondo dell’esistere, non della vita in generale, ma del senso profondo
del “proprio esistere” per quella persona, sulla base di una consapevolezza
profonda di ciò che quella persona è quando si mette in contatto con una
dimensione spirituale. Non è soltanto psichica, ma è una esperienza psichica,
completamente psichica, cioè viene vissuta coscientemente come qualsiasi altra
esperienza di vita, descrivibile, condivisibile. Quindi è una esperienza che
può essere favorita dal cammino psicospirituale ma che poi scaturisce in modo
libero e spontaneo.
2. L’esperienza del
cammino psicospirituale si avvale della parte spirituale, che non è necessariamente prevista in un cammino
psicoterapeutico. Quando diciamo psicospirituale ci riferiamo a quella
dimensione dell’uomo, che non è soltanto corpo ma anche spirito, e che in
qualche modo viene accarezzata anche da tanti movimenti oggi esistenti.
Pensiamo per esempio alla New Age, alla Mindfullness, al Training Autogeno e
alle varie tecniche di rilassamento, che sono utili per favorire una maggiore
consapevolezza psicofisica. Esse preparano l’uomo e lo mettono maggiormente in
contatto con una dimensione interiore. Potremmo chiamare quindi, in senso lato,
queste pratiche “spirituali” ovvero capaci di accarezzare una dimensione
psicospirituale. All’interno del nostro modello però, per spirituale intendiamo
la reale presenza dello Spirito d’amore che parla a tutti gli uomini disponibili,
indistintamente, a prescindere dal loro credo. Quindi lo consideriamo
all’interno dell’esperienza rivolta a persone di qualsiasi credenza nel
rispetto di ciascuno, ivi compresa la visione cristiana e della chiesa
cattolica, ma che consenta di dialogare con qualsiasi persona, di qualsiasi
ideologia. Ciascuno identifica in un nome una valenza spirituale significativa
e valida per sé e con la quale rispettosamente si mette in un dialogo aperto e
psicologicamente adeguato.
3. Anche stando sulla
dimensione strettamente psicologica, noi sappiamo che a volte l’unicità di
quell’essere, di quel bambino che arriva in quella famiglia e che non viene
capito, perché esso va oltre le capacità di sintesi emotiva e cognitiva dei
suoi familiari, porta purtroppo ad una soppressione della manifestazione della
sua unicità. La persona è veramente unica, ci può essere qualcosa di quella
persona che non è inizialmente di facile comprensione e dobbiamo essere in
grado di accogliere e rispettare la sua unicità, nonostante la difficoltà e il
disagio che questo ci procura. Anche quello che ci indica la spiritualità è
unico e difficile da capire e da credere, e l’umanità è chiamata ad avere la
forza di attendere con pazienza che l’individuo possa dare compimento alla sua vocazione
di vita secondo il suo modello e la sua visione, senza che avvengano
pregiudizievoli prevaricazioni culturali, ideologiche e spirituali. Questo
purtroppo infatti avviene infinite volte nel mondo, nelle famiglie, all’interno
delle case, nei posti di lavoro, nei gruppi umani della società, ed è
conseguenza essenzialmente della difficoltà ad accogliere umanamente quella
unicità. Questo è il modello psicospirituale: una visione incentrata sull’uomo
come entità fisica, psicologica e spirituale, e non finalizzata ai soli
interessi umani, del mondo, della convenienza, del commercio, o delle necessità
organizzative dei sistemi, ma che sia capace di un’umile ed amorevole
accoglienza dell’unicità dell’uomo, per il bene della persona e dell’umanità
tutta intera.
4. Il centro di tutto
il lavoro psicospirituale è una ricerca del senso della vita della persona.
Ciascuno di noi ha fra i tanti bisogni un bisogno fondamentale, che è la
ricerca del senso che ha per sé la sua propria vita in questo sistema umano. Questa
ricerca di senso non la possiamo trovare soltanto a livello mentale, negli
schemi cognitivi, nelle convinzioni, nella struttura psichica, ma la troviamo
nel cuore, nell’anima, nella profondità dell’essere, nella scoperta della
consapevolezza profonda del proprio esistere, della propria essenza. E’
qualcosa che è direttamente in contatto con la consapevolezza dello spirito
d’amore che ci indica una realtà infinitamente bella e ricca, con la quale,
ciascuno di noi come essere umano incarnato, può rimanere in contatto anche
immerso in questa dimensione terrena, in quanto bisognoso di portare avanti il
proprio piano di vita, sulla base della consapevolezza che arriva dal profondo,
e che non è sempre collegata con le logiche terrene. Quindi il modello psicospirituale
aiuta l’uomo a trovare se stesso, inserito in una realtà d’amore, e lo aiuta a
superare le difficoltà che nascono dal conciliare il suo esistere con la realtà
già strutturata della terra, che ha delle altre logiche.
5. Quindi volendo
ribadire meglio questo aspetto essenziale, nel modello psicospirituale ci sono
dei valori profondi che vengono riconosciuti presenti nella vita dell’uomo come
bisogno fondamentale, e il lavoro è proprio quello di rispettare i valori
profondi e andare a conoscerli in modo tale che questi possano essere integrati
con quelli di altri esseri umani e si possa arrivare ad una sinergia che si
basa su un valore fondamentale, che è quello dell’amore.
6. Se noi prendiamo
l'amore come fulcro centrale sul quale ruota tutto il nostro lavoro, quello con
le persone, per guidarle verso una vera guarigione, dobbiamo anche riuscire a
capire cosa è quest’amore. La consapevolezza che noi stimoliamo nella persona
mediante il cammino psicospirituale è la scoperta dell’amore incondizionato che
trasforma il senso del nostro esistere. Cominciamo quindi, con il lavoro
psicospirituale, a passare da un amore egoistico ad un amore vero.
7. Sulla base di questo
principio, quello dell’amore altruistico incondizionato, arriva subito una
considerazione molto importante: il terapeuta, per poter aiutare veramente una
persona, deve essere in grado di amarla. Questo è un punto cruciale. Il
terapeuta per poter usare il modello psicospirituale deve prima aver fatto
nella propria vita la scoperta di sé, del proprio Vero Sé, del sé profondo, di
questa dimensione d’amore. Fino a quel momento il terapeuta può saper usare
bene le proprie competenze, però non potrà mai accompagnare la persona fino
alla fine del percorso che noi indichiamo. Tutto questo lavoro è comunque
utile, è una premessa, ma se noi vogliamo veramente portare la persona ad una
guarigione, prima dobbiamo essere stati noi stessi in grado di vivere e conoscere
noi stessi in questa esperienza psicospirituale.
8. Quando si parla
di spiritualità diciamo che siamo qui su questa terra per vivere l’amore
incondizionato, l’amore fino in fondo, ovvero per superare i sentimenti di
odio, di risentimento. Siamo qui per essere quindi capaci di accettare i limiti
dell’altro. Quando noi diciamo che il modello psicospirituale è anche collegato
ai modelli religiosi esistenti, non andiamo a parlare dell’organizzazione delle
strutture religiose, ma dell’esperienza individuale del sentirsi amati.
9. Assumendo come
valida questa visione dell’uomo e questo principio al quale aderire, tutte le
strategie e tecniche a disposizione sul piano scientifico, strategie che i
terapeuti già posseggono, possono essere finalizzate ad accompagnare la persona
che soffre a risolvere questo risentimento che blocca la possibilità di un
amore vero, presupponendo che questa è la vera causa di tutte le sofferenze
dell’uomo, anche se poi le persone ci portano le situazioni ed i fatti più
disparati dai quali noi partiamo nel lavoro psicoterapeutico. Alla fine, queste
situazioni vanno a ruotare tutte intorno al fatto che la persona,
nell’esperienza difficile della vita, ha trovato dei “buoni motivi” per odiare,
per volersi separare dall’altro, per mettere dei confini rigidi, per stare in
una posizione trincerata e sulla difensiva, mentre invece il bisogno essenziale
dell’uomo è quello di stare in relazione. Quindi, l’ipotesi è che tutte le
diversità delle persone sono gestibili: le difficoltà all’interno di una
famiglia, di una coppia, e nei diversi contesti sociali. Ma il terapeuta deve
essere in grado di una visione illuminata e ampia che gli consenta di proporre
un cammino, con strategie e tecniche, per far sì che la persona possa sentirsi
realizzata, superando quelle difficoltà relazionali che invece sono
caratterizzate da sofferenza, dolore, risentimento. Il terapeuta deve avere
chiaro in sé che questo lavoro è utile per la guarigione della persona,
piuttosto che coltivare insieme al paziente l’illusione che la felicità arriva
da un’autonomia assoluta e da una separazione che noi continuamente agiamo con
gli altri con cui siamo in relazione, quando la relazione è diventata
difficile.
10. Nel modello che
stiamo cercando di portare avanti, oltre a tutte le competenze
psicoterapeutiche che riconosciamo come valide, riconosciamo valido anche
l’accompagnamento spirituale, ciascuno secondo il proprio credo, con
particolare attenzione alla preghiera di ascolto che è la meditazione.
Ritornando infine alla concretezza del lavoro con le persone che
richiedono aiuto per il loro disagio personale, non possiamo trascurare che, se
parliamo di un modello di intervento medico, l’apertura agli aspetti
esistenziali qui menzionati richieda integrazione con i percorsi di crescita
psicologica e psicospirituale, che non necessariamente può essere fornita
direttamente da quel medico. Esso può trovare, nel territorio, in una visione
integrata e sinergica, come dovrebbe essere sempre, le figure adatte a questa
integrazione.
Probabilmente queste semplici riflessioni potrebbero favorire un
dibattito sociale e determinare un
sostanziale miglioramento dell’organizzazione dei servizi della salute mentale.
Potrebbero quindi determinare un miglioramento possibile della
potenzialità curativa verso le persone che chiedono aiuto e sono anche, in
tanti casi, desiderose di fornire aiuto e di contribuire al processo di
crescita interiore delle altre persone. Si innesca una dinamica positiva, un
circolo virtuoso, dove coloro che hanno scoperto il loro vero sé sono adatti
affinché altri compiano lo stesso cammino di crescita personale.
E’ comunque sicuramente doveroso rispettare tutte le diversità
di approccio e consentire, a coloro che lo desiderano e ne trovano un beneficio,
la possibilità di usufruire della risorsa psicospirituale nel loro percorso di
cura e guarigione.
L’uomo nella sua interezza.
Non solo nel privato, ma proprio nella struttura pubblica.
Per tutti.
Enrico Loria
C.F. 92245470924
Per
le associazioni Centro Poiesis, PoiesiSolidale, Istituto Sales e Gitani, non
sono previste quote associative.
Per
eventuali contributi spontanei al "Centro Poiesis":
c/c
Banca di Cagliari - CODICE IBAN: IT 11 E 07096 04801 000000003270
C.F.
ASSOCIAZIONE CENTRO POIESIS: 92140280923
Presidente: Enrico Loria